Prosecco, il vino ospitale

Prosecco, il vino ospitale

In Cantine, Enoturismo by elenaroppa2 Commenti

Il Prosecco è il vino ospitale per eccellenza. Sapete perché? Avete presente quando vi ripetete che essere buoni con tutti e accondiscendenti vi fa rischiare di essere feriti, ma perseverate perché è la vostra natura e non potrebbe essere altrimenti? In tutto questo, ciò che vi consola è che l’essere altruisti ed aperti al prossimo in verità vi rende più forti, perché voi “siete per gli altri”. Ecco, il Prosecco è il vino che in questi anni ha accolto tutti, ma proprio tutti, e deve la sua popolarità alla sua essenza: l’essere per gli altri. Non si sceglie di essere altruisti, lo si è e basta, ed un bel giorno ci si accorge che la vita ci sorride, perché nel dare alla fine si riceve sempre.

Sono le persone che lo hanno scelto e lo hanno reso il vino più popolare, grazie al fatto che per berlo non ti ha chiesto di seguire un corso di sommelier, non ha preteso che prima ti dovessi leggere un libro di 1000 pagine sulla sua storia, non si è negato agli abbinamenti che ti suggeriva il tuo estro personale. Certo, è un’eccezione che conferma la regola: il vino non è solo piacere, è cultura, territorio e tradizione e merita rispetto. In questo caso, pur essendo tutto ciò, il Prosecco è un vino per il quale vengono prima i bisogni delle persone.

Prosecco brunch

Prosecco brunch

L’altro giorno ho fatto un giro a Treviso, ospite del Consorzio Prosecco Doc, e la giornata è stata occasione per raccogliere le idee attorno a questo vino e alla sua zona di produzione. Il Prosecco Doc può essere prodotto in Veneto e Friuli Venezia Giulia e le sue tipologie sono spumante, frizzante, tranquillo o con rifermentazione in bottiglia (chiamato anche “col fondo”). Per quanto riguarda le diciture generali che ritroviamo nei vini spumanti, ricordiamo che Brut = contenuto zuccherino inferiore a 12 g/litro, Extra Dry = contenuto zuccherino tra 12 e 17 g/litro, Dry = contenuto zuccherino tra 17 e 32 g/litro, Demi Sec = contenuto zuccherino tra 32 e 50 g/litro.

Come accennavo prima, non vi sono particolari convenzioni per quanto riguarda gli abbinamenti – gli antipasti in genere, i primi piatti con pesce e verdure, i crostacei e il pesce azzurro, la pizza – anche se proprio grazie a questo incontro a Treviso, ho scoperto uno dei migliori  abbinamenti possibili! Volete sapere qual è? Si tratta di Prosecco e crema di casatella trevigiana: quest’ultima è un formaggio fresco a pasta morbida, prodotta con latte vaccino pastorizzato. E’ tipico della provincia trevisana ed originariamente veniva preparato, oltre che nei caseifici, nelle case delle famiglie contadine utilizzando il poco latte eccedente gli usi alimentari diretti. Molto probabilmente ha preso quindi il nome da “casa”, in lingua locale “casada”. Il suo gusto è delicato e dolce, cosa che fa sì che ci vada a nozze con un calice di Prosecco!

P.S. Se abbiamo intenzione di brindare con il Prosecco a fine pasto, magari con il panettone, facciamo attenzione alle diciture di cui poco sopra: scegliamo la versione “demi sec”, cioè maggiormente dolce, e non la versione “brut”, che invece sceglieremo nel caso dell’abbinamento con le portate centrali!

Crema di casatella trevigiana

Crema di casatella trevigiana

Forse non tutti sanno che l’estensione della produzione del Prosecco anche a tutte le quattro province del Friuli Venezia Giulia è avvenuta in seguito alla necessità di collegare il nome del vino ad una località, così da creare un legame indissolubile con il territorio. In questo modo si attua un meccanismo di difesa della denominazione che non può essere messo in discussione da Comunità Europea o da altre entità. Il collegamento è quindi avvenuto tra il nome del vino ed il paesino di Prosecco, in provincia di Trieste, dove si coltivava già in epoca romana il vitigno glera, che oggi dà vita al vino Prosecco. Non vi nascondo che tale estensione ha creato non poche polemiche, una delle quali ha proprio come tema l’ospitalità: il Carso triestino ha svolto un ruolo primario in questo delicato meccanismo di protezione, ma praticamente nella sua area il Prosecco non viene prodotto. In questi anni, infatti, i viticoltori del Carso hanno giustamente rivolto i loro sforzi produttivi sui vini che meglio si addicono alla landa carsica, in particolare gli autoctoni come la Vitovska, la Malvasia o il Refosco. Delicati rapporti diplomatici hanno intessuto la tela degli accordi, e – come succede spesso in questi casi – è la politica a dettare le regole, non riuscendo a soddisfare le ragioni di tutte le parti in gioco. Il Carso ha dato, e ne hanno beneficiato sia il Friuli Venezia Giulia che il Veneto.

Sono Trieste e Treviso le due province che sole possono utilizzare le menzioni speciali in bottiglia “Trieste” e “Treviso”, se l’uva viene raccolta, vinificata ed imbottigliata in loco, cosa che le rende speciali. Tra l’altro sono due città di una bellezza davvero unica. Mentre a Trieste ci sono spesso ed ho occasione ogni volta di gioire del suo splendore, a Treviso era da un pò di tempo che non mi capitava di andare a fare un giro per il centro cittadino. Le vetrine scintillanti, il centro storico pedonale agghindato a festa in questo mese di Dicembre, i punti caratteristici come la piazza dei Signori, il mercato del pesce o la “fontana delle tette” ti fanno amare questa città, in cui il Prosecco ammicca bene in vista dalle vetrine dei bar principali. Curiosa la storia della “fontana delle tette“, il cui originale – purtroppo danneggiato – si trova in una teca presso il portico dei Trecento e una fedele copia è visibile nel cortile di Palazzo Zignoli: la statua fu costruita nel 1559 su ordine di Alvise Da Ponte, all’epoca podestà delle Repubblica di Venezia in seguito a una forte siccità che colpì la città di Treviso e la campagna circostante. Da allora fino al 1797, anno della caduta della Serenissima Repubblica di Venezia, in onore di ogni nuovo Podestà dalla fontana sgorgavano vino rosso da un seno e vino bianco dall’altro e tutti i cittadini potevano bere gratuitamente per tre giorni. Alla faccia della goduria e dell’abbondanza!

  • Fontana delle tette a Treviso
  • Centro storico di Treviso
  • Piazza dei Signori a Treviso
  • Centro storico di Treviso
  • Centro storico di Treviso
  • Centro storico di Treviso
  • Centro storico di Treviso
  • Mercato del pesce a Treviso
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Le feste di Natale si avvicinano a grandi passi e mi auguro che ogni giorni sia un giorno di festa in cui stapperemo bottiglie di vino con le persone che ci sono care. Vi segnalo che il Consorzio Prosecco Doc, per il secondo anno consecutivo, ha dato vita al progetto Sorsi di solidarietà, grazie al quale è possibile sostenere la ricerca scientifica contro l’Alzheimer: sarà possibile acquistare una delle 200 bottiglie di Prosecco in edizione speciale ed il ricavato sarà interamente devoluto alla Fondazione per la ricerca cardiovascolare e delle malattie neurodegenerative.

elenaroppaProsecco, il vino ospitale

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Commenti

  1. Adriano

    Bell’articolo, ma, a mio parere la specificità /qualità del prosecco viene meglio garantita dalla Docg Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore (che è sempre marca trevigiana). I produttori vitivinicoli di questa area producono anche degli ottimi Prosecco Doc Treviso (soprattutto nella tipologia frizzante) ma quando ci allarghiamo alla Prosecco Doc generica da Verona a Trieste…..buonanotte!

    1. Autore
      elenaroppa

      Certo, Adriano, comprendo perfettamente il tuo discorso. In linea generale, Doc (denominazione di originare controllata) e Docg (denominazione di origine controllata e garantita) sono certificazioni che garantiscono un prodotto a livelli diversi, anche se entrambe importanti. La Docg Conegliano Valdobbiadene, e anche la Docg Asolo, per loro natura possono esprimere un prodotto superiore. Per quanto riguarda l’allargamento della Doc, se ci pensiamo bene, non si tratta di un territorio così vasto (per il Friuli Venezia Giulia, l’area reale interessata è quella della provincia di Pordenone): le regole ci sono e vanno rispettate. Lo sai come la penso, per me il processo è importante al di là delle sigle e delle opinioni. Se ho la possibilità di conoscere un’azienda vitivinicola direttamente, informandomi sulla sua filosofia produttiva, sulla qualità che mi può garantire perchè crede nel suo territorio e nel prodotto che può offrirmi, questo è ciò che vale.

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